La passione per uno sport può avere un colore (la fede calcistica ne è un esempio lampante), ma quando lo si osserva nel suo lato più autentico, quello sociale, allora non c’è colore che tenga perché lo sport è, per sua stessa natura, integrazione e inclusione. Lo è ancora di più quando sul campo scendono i disabili come nel caso del progetto “Senza di me che gioco è” della Feralpisalò.
A portare un “case history” di successo, sociale e sportivo, è stata Elisabetta Marconi, manager del Gruppo Feralpi, in occasione del convegno “I talenti per l’inclusione lavorativa di successo” che si è tenuto a Brescia lo scorso 22 febbraio. L’incontro, promosso da Manager Italia Lombardia (delegazione di Brescia) e Big Bang Cooperativa Sociale Onlus con la collaborazione, tra gli altri, anche dalla Fondazione Comunità Bresciana, è stato un momento di confronto per parlare dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità intellettiva, dei presupposti organizzativi e formativi necessari per la loro riuscita e dei vantaggi competitivi anche per le aziende e per i sui manager, favorendo l’acquisizione di talenti e skill work.
«Ad oggi – ha detto Marconi – Feralpi è impegnato sul fronte dell’inclusione sociale di persone con disabilità cognitiva in due progetti che rispondono alla scelta del Gruppo di integrare nelle proprie strategie i valori di uno sviluppo sostenibile, ponendosi come obiettivo quello di crescere nel pieno rispetto della società e dell’ambiente in cui opera. Questo approccio è fortemente inclusivo e ingloba, a maggior ragione, anche chi ha delle difficoltà in più».
«Il progetto “Senza di me che gioco è” – ha ricordato – è stato ideato, promosso e realizzato dalla Feralpisalò, che è stata la prima società professionistica ad adottare questo modello all’interno del proprio settore giovanile. Dall’attenzione da sempre riservata ai giovani, nello sport come in azienda, è nato il desiderio di utilizzare le proprie risorse per dare la possibilità, anche ai nostri amici “speciali”, di partecipare all’attività calcistica».
«Il secondo, più recente ed ancora in fase sperimentale, è un incontro di cooking building al ristorante 21 grammi, una splendida realtà gestita da ragazzi con sindrome di down».