Non c’è futuro senza sostenibilità.
Chi l’ha detto? Nessuno in particolare. O forse tanti, con parole diverse. Ma la definizione di sostenibilità va al di là delle tre direttrici classiche (ambientale, economica e sociale).
La domanda vera è: quale di queste tre dimensioni è la più importante?
Dipende dai punti di vista, dalla sensibilità di una persona e sì certo anche dagli interessi. È verosimile pensare che non ci sia una ragione più giusta e un peso superiore a una dimensione piuttosto che all’altra, ma ci limitiamo a concordare sul fatto che tutte, e non solo una, concorrono nel successo di un’azione.
Un’azione green non è necessariamente sostenibile
Sembra banale ribadirlo, ma lo facciamo ugualmente. Prevedere una strategia di sostenibilità significa non soltanto impegnarsi a mettere il segno “meno” agli impatti ambientali. Lo stesso segno deve pensare di estendersi anche ai consumi, generando dove possibile un “più” sui vantaggi.
Parafrasando una legge della fisica senza farne diventare un’espressione di avidità, per definire con parole diverse la sostenibilità si potrebbe affermare che “ad ogni azione sostenibile deve corrispondere un guadagno”. Ed è chiaro che il guadagno deve essere totale, non solo economico. O comunque non ci deve perdere nessuno: persone, ambiente e sì anche il portafoglio.
Coniugare le direttrici della sostenibilità è di fondamentale importanza per poter sostenere sul medio-lungo periodo le attività strategiche di un’azienda, soprattutto in un mondo in rapida trasformazione sul quale le istituzioni, e anche gli investitori, giocano un ruolo determinante.
Competitivita.
Volutamente senza accento. Perché la capacità di competere può definire la vita di un’azienda.
Quando assumiamo che “non c’è futuro senza sostenibilità” automaticamente l’espressione deve collegarsi al concetto di competitività. Sono argomenti che non possono rimanere separati.
Se la sostenibilità aveva un ruolo chiave nei confronti della competitività già prima del Covid, l’emergenza vissuta dal mondo intero nell’ultimo anno ha reso ancora più attuale il tema grazie al Recovery Fund europeo che, solo per l’Italia, prevede una spesa di 209,89 miliardi con un’allocazione di 66,59 miliardi per raggiungere la neutralità climatica entro il 20501. Una cifra notevole per il Belpaese, che non arriva a pioggia ma che verrà erogata sulla base di progetti validi e virtuosi. Da qui al 2050 c’è comunque uno step intermedio…
Next stop: 2030
Il 2030 non è un capolinea, ben inteso, ma è un po’ come arrivare a Roma Termini, sia che proveniate da nord che da sud. È il checkpoint in cui misuri a che punto stai del tuo impegno, in cui guardi la tabella e vedi se (e quanto) il tuo treno è in ritardo e, contestualmente, quanto ancora ti manca per arrivare alla destinazione finale del 2050. A guidare il treno, o meglio più treni contemporaneamente (17 come gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) c’è l’Onu che, con l’Agenda 2030, ha fatto un appello a persone, aziende, organizzazioni europee e mondiali. Ma per salire sul treno, non basta però un biglietto. Servono azioni. Concrete, misurabili e sostenibili.
In linea con la strategia di sostenibilità dell'azienda e l'orientamento economico, Feralpi si impegna ad attuare misure per ridurre la propria carbon footprint, combinando i benefici ambientali ed economici. Per saperne di più sui progetti di Feralpi in termini di sostenibilità ambientale ed economica, scopri di più su
Sono in Feralpi da diversi anni e attualmente sono Direttore Comunicazione, Relazioni esterne e CSR manager & Sustainable Innovation del Gruppo. Oltre alla passione per la comunicazione, ho a cuore il tema della sostenibilità come valore indispensabile per la crescita e la competitività dell'azienda. Fuori dall'ufficio amo stare in famiglia e non rinuncerei mai alla passeggiata mattutina in mezzo alla natura con i miei amatissimi cani.