Di che colore è l’acciaio?
La risposta è scontata. E a noi le risposte scontate non è che piacciano più di tanto. Andiamo oltre, cambiamo la domanda.
Di che colore vorremmo che fosse l’acciaio?
Bè dai, in questo caso subentrano criteri soggettivi. Ci si potrebbe ragionare già di più, ma non con la mazzetta Pantone del nostro colorificio di fiducia.
In realtà la risposta a questo quesito è più unanime di quanto si possa pensare. E porta a quel “verde” che definisce sempre più il cammino di cambiamento che il mondo della siderurgia deve percorrere per rimanere competitivo nel proprio settore di mercato.
Come nei libretti che arredatori o architetti ci fanno vedere durante la scelta di vernici o tessuti, anche il mondo dell’acciaio può essere riconosciuto con diverse tonalità di green. Sebbene non in modo ufficiale.
Questo innanzitutto perché gli attori e le strategie sono diverse: dalle tecnologie già implementate agli investimenti per il futuro, il mondo siderurgico non è “così indietro” come qualcuno potrebbe pensare.
Nessuno però è ancora arrivato ad avere la coccarda di color smeraldo. Più facile che si viaggi ancora su tonalità come l’alga, il pistacchio, il lime per le aziende più impegnate. Altre, in giro per l’Europa, non si sono ancora sforzate di capire quali siano i colori primari da utilizzare e combinare per raggiungere la gradazione richiesta.
Ma per capire meglio qual è la situazione nel continente ne parliamo con il Direttore Generale della European Steel Association (EUROFER), Axel Eggert.
Direttore, l’Europa ha degli obiettivi sfidanti, soprattutto in materia di decarbonizzazione. Quali aspetti vengono percepiti come prioritari?
In questo momento sono in via di definizione le regole per attuare i due provvedimenti faro della decarbonizzazione Ue, la revisione dell’ETS e l’introduzione della “carbon tax” (CBAM). Non sono dettagli burocratici, ma elementi chiave che determineranno o meno il raggiungimento degli obiettivi Ue. La priorità è quindi mantenere la competitività dell’acciaio europeo e in particolare di 20 milioni di tonnellate di esportazioni altrimenti a rischio. Il CBAM deve fornire parità di condizioni sul mercato per i prodotti ‘made in UE’ ed extra-Ue, ma la sua efficacia è ancora tutta da dimostrare. L’Ue può essere resiliente solo con un manifatturiero “pulito” ancorato in Europa, ed essere più forte solo con acciaio prodotto in Europa.
Quali sono i maggiori ostacoli nel processo di transizione ecologica ed energetica?
In Europa manca un sistema di incentivi alla decarbonizzazione che si traduca in costi produttivi inferiori e quindi in vantaggio competitivo, come nell’Inflation Reduction Act americano. Serve poi un approccio che prenda in considerazione tutta la catena del valore. L’acciaio è la spina dorsale della manifattura sia tradizionale che ‘pulita’. Per questo chiediamo un coordinamento di tutte le politiche Ue chiave per l’industria, dall’energia al commercio in particolare, dove serve un approccio più assertivo per far fronte alla sovraccapacità che non è più solo cinese. La vera sfida, però, sono i costi dell’energia 4-6 volte superiori rispetto a quelli dei nostri competitor. L’accesso all’elettricità pulita a basso costo sarà il fattore determinante per il successo dell’acciaio “verde”.
Il rottame è una risorsa strategica per la siderurgia europea. Come possiamo fare per proteggerla?
Solo l’inserimento di norme ad hoc nella legislazione Ue su circolarità e materie prime può assicurare la fornitura di rottame. Il recente Regolamento Ue sulle spedizioni di rifiuti, che introduce criteri un po’ più stringenti per le esportazioni verso paesi terzi, è stato un primo piccolo passo. Invece non è passata la lista Ue di materie strategiche secondarie per la transizione, tra cui il rottame. Puntiamo a una revisione nella prossima legislatura Ue.
Axel Eggert
Direttore Generale dell'Associazione Europea dell'Acciaio (EUROFER) dal 2014. Precedentemente ha svolto il ruolo di Direttore Affari Pubblici e Comunicazione dal 2007. È anche Vicepresidente della Piattaforma Europea per la Tecnologia dell'Acciaio (ESTEP). Tedesco, con una lunga esperienza a Bruxelles tra cui al Parlamento Europeo, Eggert è laureato in Storia Moderna, Economia e Giurisprudenza.
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Prosegue l'impegno di Feralpi Group in termini di decarbonizzazione, di recente confermato anche dalla conferma nel ranking delle "Aziende più attente al clima 2024" de Il Corriere della Sera. Gli attuali progetti si fondano su un piano straordinario di investimenti che si inseriscono nell'ambito di tecnologie funzionali al miglioramento dei processi e della produzione di energie rinnovabili per autoconsumo. Questa è solo una parte del nostro impegno. Scopri di più sul nostro percorso. Se vuoi approfondire, visita la pagina dedicata alla più recente Dichiarazione Volontaria di Carattere non finanziario.
In Feralpi mi occupo dell’attività di comunicazione. Sono responsabile delle relazioni coi media e dello sviluppo dei contenuti…digitali e non. Mi piace raccontare. Scrivo. Lo faccio da tempo per passione e per lavoro, anche da giornalista. Sono fortunato. Come si dice, “Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua”. Confucio aveva ragione (ma non ditelo ai boss). A questo punto dovrei scrivervi – per rispettare la linea editoriale che ci siamo dati – delle mie passioni. Due staccano su tutte e lo fanno di gran lunga: Giulia e Lorenzo. È infatti la sera che mi attende il lavoro più difficile, ma è anche quello che ti riempie il cuore. Fare il papà.